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10.5.20

Glaze


A dark lighten vision of what we see and we would see. Or not see at all.
A striking expectation for what we gaze through the lens.
9.5.20

No noise


Per quanto nel corpo alloggi un senso di inquietudine a tratti disperso, ciò che ne scaturisce è un τόπος temporale consequenziale, una primavera umorale senza soluzione di continuità; il tiepido, il falso gelsomino odoroso, l’Amarillo Bianco; il suono di una sedia mossa che assume il gemito di un pianto, indistintamente; ed indistintamente riconosci, in quel “all’infuori” che altri non è che te, il ritmo giambico di una voce usuale, termica, in attesa di un ritorno incondizionato.
Aprile è il mese più crudele.
E il luogo ameno del ritorno torna in noi stessi, alveo rumoroso, gioia astratta.